mercoledì 15 agosto 2012

13 agosto: Cina (II parte)






Siamo da 5 gironi in Cina e quello che stiamo vedendo ci lascia senza parole, sia per la ricchezza e l'eterogeneità dei paesaggi, sia per i segni che la straordinaria crescita economica cinese sta lasciando sul territorio.
Appena usciti dalla dogana Spring, la nostra guida, ci ha condotto sulle sponde dello Sayram Lake, in direzione di Urumqi. Si tratta di un lago incoronato da un fitto susseguo di montagne, siamo a circa 2000mt sul mare.
"Siamo sulle Dolomiti" . Diretto come una fucilata, il Gnaro, ha dipinto con queste parole le sensazioni che un po' tutto il gruppo ha provato, sprofondato nella luce del tramonto che rimbalzava sul lago.
La diversità più forte che abbiamo trovato, rispetto ad un paesaggio europeo, è stata ancora una volta il modo in cui l'uomo è entrato in rapporto con il paesaggio.
La prima immagine, scolpita nella mia memoria indelebilmente, è quella di un ragazzino, poco più grande dei miei figli, che, forte del suo cavallo, galoppa  sull'autostrada, a fianco delle automobili e dei Tir. Una cosa sicuramente straordinaria ma che in questo conteso  non è che normalità: se alla sinistra dell'autostrada si trova il lago, alla destra un'infinita distesa ospita l'accampamento dei nomadi di origine cosacca che in quella zona trascorrono il periodo estivo. E'  gente che fa parte di questo territorio da centinaia di anni la cui identità è stata in qualche modo violentata dall'autostrada che ci ha portato sin lì. Spring ci ha spiegato che questa moderna infrastruttura, aperta solo dall'ottobre scorso, è stratta costruita sulla vecchia via della seta. Il governo cinese, nella necessità di collegare adeguatamente anche le province più remote, ha realizzato un sistema viario decisamente invidiabile, e lo ha fatto con una risolutezza che non ha guardato in faccia nessuno, compreso il rispetto dell'ambiente e delle popolazioni autoctone. Il ragazzino a cavallo non stava facendo altro che spostarsi dall'accampamento alla spiaggia dall'altra parte dell'autostrada. Lì si fermano i turisti per scattare fotografie e questa orgogliosa stirpe di cavalieri si presta ben volentieri a posare per qualche Juan. Non è difficile supporre che questa forma di introito del tutto inaspettato a lungo andare cambierà le loro abitudini.
Questo paradigma, l'imponenza delle nuove infrastrutture a fronte della devastazione del contesto, lo abbiamo trovato un po' dappertutto lungo la nostra strada, a partire dall'incredibile insediamento di centrali nucleari (almeno 4) in un'unica vallata, fino alla sterminata serie di pale eoliche nella valle dello Xiao Cao Hu. In questa valle poi abbiamo notato una particolarità quasi unica: l'autostrada aveva due corsie e tutte e due correvano nella stessa direzione. E se uno ha bisogno di tornare indietro, di andare da due a nord e non da nord a sud? Semplicissimo,  è stata costruita un'altra autostrada nella vallata a fianco con due corsie che corrono nella direzione opposta.
Tutto è affrontato con efficienza e con nervo, solo come in una dittatura è possibile fare.
Nel cuore del deserto del Taklimacan ho avuto diverse difficoltà a riprendere le dune di sabbia dall'automobile, ero perennemente impallato da una fitta macchia verde che separava il deserto dalla strada. Ci fermiamo per una pausa e notiamo che ai bordi della strada, lungo tutti i 600/700km del deserto, corrono cinque linee di tubi porosi, gli stessi tubi che usiamo anche noi per l'irrigazione dei giardini. Caspita! tanto di cappello! Così si affronta il problema della desertificazione: senza tergiversare hanno imbrigliato il deserto e lo tengono sotto controllo. Qualcuno però dovrà pur fare manutenzione… A distanza regolare di qualche chilometro l'una dall'altra, a punteggiare questa striscia verde che separa una perfetta carreggiata dall'inferno delle sabbie arroventate, ci sono delle casette blu. Ci siamo fermati per una pausa in una di queste. Ad accoglierci un omino tutto sorridente, contento di vederci. Ci offre il massimo dell'ospitalità che questa povera casetta può dare: un po' d'acqua e dell'ombra. Quest'omino dall'aria sciupata è l'addetto alla manutenzione. Si trasferisce nella casetta a maggio, e lì vivrà fino ad ottobre, in completo isolamento. Una vita miserabile, al limite della schiavitù che ci fa sentire meno leggeri correndo sul perfetto fondo stradale attraverso il deserto.

1 commento:

  1. Grande descrizione che rende molto l'idea.
    Naturalmente vorremmo esserci....
    Buon Ferragosto a tutti!
    Ciao Gnaro!

    Alberto e Manrico

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